Carissimi,
il Signore ci sta donando un nuovo Anno liturgico, un’esperienza di grazia che ci fa sperimentare la sua presenza nel tempo e nella storia. Quello che iniziamo è un Anno liturgico dal sapore tutto particolare perché, pur tra le preoccupazioni che ancora ci accompagnano, coincide con la ripresa lenta
e graduale delle attività nelle nostre Parrocchie, che faticosamente cercano di superare la prova della pandemia. Certamente è un cammino carico di speranza, ma anche di responsabilità. Ancora di più l’Anno che si apre sarà nel segno della novità, perché alle sorprese che lo Spirito ci offre di continuo
nell’esperienza liturgica, si aggiunge il percorso sinodale voluto dal Santo Padre, che abbiamo iniziato in diocesi lo scorso 18 ottobre. Per una Chiesa sinodale. Comunione, partecipazione, missione: già nel titolo è delineato il percorso che ci attende nei prossimi mesi. Il fine che ci prefiggiamo è quello di
rendere la Chiesa fedele alla sua identità di popolo radunato nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, che ama e serve la storia. Come ciò sarà possibile? Coltivando lo stile dell’ascolto: ascolto della Parola e dello Spirito, ascolto dei fratelli e delle sorelle con cui si è compagni di viaggio nell’avventura della vita.
L’ascolto è prerogativa propria della Chiesa e del credente, anzi la sua priorità essenziale. “Parla, che il tuo servo ti ascolta”, disse un giorno Samuele al Signore (1Sam 3, 10). È ciò che dovremmo ripetere anche noi ogni giorno nel nostro dialogo col Signore. Il tempo di Avvento ci educa a questo. Guidati dalla Parola di Dio potremo predisporre l’orecchio, la mente e il cuore ad ascoltare la voce del Signore che ci parlerà attraverso le stupende pagine profetiche che accompagnano questo tempo forte. Basti pensare ad Isaia, a Michea, a Sofonia, a Malachia, fino alla predicazione di Giovanni il Battista.
È proprio dalla Parola che siamo chiamati a ripartire, mettendoci in ascolto, con uno sguardo adorante, contemplativo. A tal proposito, è utile rifarsi a quel che Papa Francesco ebbe a dire nel momento di riflessione per l’inizio del percorso sinodale, il 9 ottobre scorso: “Il Sinodo ci offre l’opportunità di diventare Chiesa dell’ascolto: di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. Ascoltare lo Spirito nell’adorazione e nella preghiera. Quanto ci manca oggi la preghiera di adorazione! Tanti hanno perso non solo l’abitudine, anche la nozione di che cosa significa adorare”. Questo tempo di Avvento può essere occasione stupenda per una più intensa esperienza di ascolto di Dio, per recuperare lo stupore adorante, contemplando quel progetto di amore che il Signore ha per ciascuno di noi e per l’intero creato.
È necessario vivere l’esperienza dell’ascolto di Dio, perché solo così saremo capaci di attuare un vero ascolto dei fratelli e delle sorelle, non solo all’interno del nostro perimetro ecclesiale ma anche al di fuori, come ripetutamente ci esorta a fare il Papa sollecitando l’attivazione di percorsi sinodali in
tutti gli ambiti della vita sociale.
Come non guardare all’esempio di Maria e di Giuseppe, modelli straordinari del tempo di Avvento? Oltre ad essere accomunati dal loro reciproco amore – quanta delicatezza in quel rapporto sponsale! – li caratterizza una grandissima virtù più volte testimoniata dai Vangeli: sono persone che ascoltano la Parola e la accolgono con docilità. Matteo e Luca ci narrano il loro grande silenzio, da intendere non come assenza o incapacità di reagire, ma come attitudine a fare spazio a Dio, a far risuonare la Parola, a interrogarsi, con cuore orante, adorante, contemplativo. Maria e Giuseppe ci dicono la loro gioia e, insieme, la loro fatica a sintonizzarsi con il progetto di Dio, tra tante domande, ma con altrettanta fiducia, a piccoli passi, accogliendo il Mistero che li avvolge in un disegno più grande.
San Giuseppe, riscoperto nella sua sorprendente attualità in questo anno a lui dedicato, “è davvero un maestro dell’essenziale: ci ricorda che ciò che davvero vale non attira la nostra attenzione, ma esige un paziente discernimento per essere scoperto e valorizzato” (Udienza generale di papa Francesco del 17 novembre 2021). Guardare a San Giuseppe significa per noi seguire l’esempio di un uomo che è andato sempre oltre la superficie delle cose, non si è lasciato condizionare da pregiudizi o luoghi comuni, ma aprendosi alla Parola, ha saputo cogliere l’essenziale e soprattutto si è aperto alle sorprese di Dio. Sì, davvero Egli è stato impareggiabile maestro di paziente discernimento! Quanto ci farà bene imparare da San Giuseppe, in questo percorso sinodale, per accogliere le novità che lo Spirito potrà rivelarci mentre ci confronteremo e ascolteremo chi è normalmente scartato o comunque si trova ai margini della vita sociale e forse anche dell’esperienza ecclesiale.
In effetti, il nostro è davvero il Dio delle sorprese! Basta riprendere e meditare la bellissima icona dell’Annunciazione (Lc 1,26-38). Questo testo, che tornerà diverse volte nelle liturgie del tempo di Avvento, è tutto una sorpresa. Certamente desta stupore la “buona notizia” che Dio che sceglie di incarnarsi, ma nondimeno è avvincente la modalità, lo “stile” con cui la Parola prende carne. L’incontro
con l’Angelo rivelatore della Parola avviene in una casa, in un contesto “profano”, rispetto all’annuncio della nascita del Battista dato dallo stesso Gabriele a Zaccaria nel Tempio di Gerusalemme, luogo “sacro” per eccellenza. Inoltre, e ancora più sconvolgente: è Maria – una ragazza di Nazareth, la città
sconosciuta al mondo – che diventa “casa” del Mistero di Dio! Una serie di soprese che ci ricorda che Dio parla in luoghi e attraverso persone che noi non ci aspetteremmo, che Egli ama manifestarsi con la sua Parola creativa in luoghi non convenzionali e tramite persone che consideriamo forse irrilevanti,
proprio come erano allora le donne.
Guardare a Maria in questo tempo di Avvento, all’inizio del percorso sinodale, significa perciò aprire l’orecchio all’ascolto di Dio dovunque, in luoghi “sacri” e in luoghi “profani”, incontrando e dialogando con tutti quelli che il Signore mette sulla nostra strada, a cominciare da chi oggi dai più è visto come uno scartato. Guardare a Maria ci allenerà ad un ascolto dello Spirito con un cuore grande, aperto a tutti, perché “ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano” (At 10,15), per dirla con le parole che Pietro udì nella visione in casa di Cornelio, grazie alla quale si aprirono le porte della fede
anche ai pagani. Ascoltare Dio nei fratelli e nelle sorelle significa davvero credere che “in tutti c’è un frammento di Dio che, messo insieme ad altri frammenti, ci consegna il capolavoro di un’umanità nuova, che è il sogno di Dio affidato alla nostra responsabilità”, come ebbi ad affermare nella Messa
di apertura del cammino sinodale in Cattedrale, lo scorso 18 ottobre.
Mettiamoci in ascolto della Parola, accogliamola e facciamola germogliare nel nostro cuore. Come Maria e Giuseppe anche noi contempliamo l’opera di Dio attraverso l’ascolto reciproco e allargato a tutti, senza escludere nessuno. Come Maria e Giuseppe scopriamo la strada che si aprirà davanti a noi
perché possiamo essere, come Chiesa, segno e strumento del Regno di Dio.
In questo contesto di ascolto compiremo un gesto concreto di solidarietà. Come ogni anno in Avvento siamo invitati ad allargare l’orizzonte della nostra carità raggiungendo terre lontane, particolarmente provate dalla povertà. Andremo in Sud America per sostenere con la preghiera, la conoscenza e il nostro contributo economico un’attività di melipolicoltura (miele di api senza pungiglione) di alcune donne della Bolivia, nella regione del Chaco. Sarà un modo concreto per promuovere chi in una parte povera del mondo ancora è scartato e vive ai margini della società. Sarà inoltre l’occasione per ridare dignità al creato, dono di Dio per l’intera umanità, salvaguardandone la biodiversità e promuovendo forme nuove di custodia.
Intercedano per noi la Vergine Madre e san Giuseppe. E con loro invoco come intercessore per l’esercizio del discernimento comunitario che intraprendiamo il venerabile don Tonino Bello, di cui il Papa ha dichiarato l’eroicità delle virtù. Ci aiutino a crescere, da veri discepoli della Parola e della
fraternità, come Chiesa dell’ascolto! Vi benedico! Buon Avvento!
+ Giuseppe Favale
Vescovo di Conversano-Monopoli